Una tradizione viva ancora oggi, le cui origini risalgono al IV secolo dopo Cristo. Già allora, infatti, in Terra Santa si svolgevano delle processioni in cui i fedeli portavano in mano ramoscelli di ulivo e palme, in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. La Domenica delle Palme in Slovenia prende il nome di “Cvetna nedelja” – “domenica dei fiori”. Nome quanto mai appropriato, visto che l’aspetto più caratteristico di questa festività, nella tradizione slovena, sono proprio dei mazzi di ramoscelli decorati che ricordano i fiori e più in generale tutto ciò che ha a che fare con la primavera.
Cento nomi per un’usanza
Butara, presenc, faš, prajtelj, žegen, hbanca… L’elenco potrebbe continuare con decine di altri nomi, tutti a indicare più o meno lo stessa cosa. Per quanto piccola sia la Slovenia, ogni regione, anzi, si potrebbe quasi dire ogni località, ha la propria denominazione per il mazzetto o fascio di verde che la Domenica delle Palme viene portato in benedizione prima della messa.
Come i nomi, anche le forme variano e con esse la composizione di questi caratteristici oggetti: dai mazzetti fatti di salice delle capre, edera e rametti fioriti, a fasci che raggiungono due metri o, come nel caso della butara da record realizzata nel 1999, addirittura 300 metri di lunghezza! Un tempo la lunghezza della butara era motivo di vanto per il paese e la Domenica delle Palme veniva appoggiata in bella vista sul muro all’entrata della chiesa, con i ragazzi che le facevano da guardia. Una delle onte più gravi, infatti, era farsi rubare la butara dai giovani del paese vicino.
Specialmente un tempo, sulla butara erano appesi anche dei dolci, chiamati “preste”, che facevano la felicità dei bambini, che dopo la messa avevano il permesso di mangiarli. Oltre ai dolci venivano appesi anche frutti – di solito mele e, per chi poteva permetterselo, arance, una sorta di “status symbol” delle famiglie più benestanti. Dopo la benedizione, la frutta veniva considerata alla stregua di una “medicina” e veniva consumata per combattere malesseri quali mal di gola e simili.
Tra cristianesimo e antichi riti
Come spesso accade, anche le usanze della Domenica delle Palme sono andate a innestarsi su tradizioni ben più antiche, precristiane, legate al culto della terra. La sacralità di alcuni tipi di piante, i loro poteri magici e protettivi, si ritrovano infatti in molti gesti e riti legati alle butare.
Come detto, la composizione di questi mazzi varia da regione a regione, ma è comunque sempre legata a determinate simbologie, a iniziare dai numeri. In certe località vengono usati tre tipi di piante, in altri sette oppure nove.
Secondo alcune tradizioni, il padrone di casa deve inserire nel mazzo un rametto di ogni tipo di albero da frutto che possiede, in modo da garantire un abbondante raccolto. Nella zona della Primorska, dove è diffusa la coltivazione dell’ulivo, il padre taglia un rametto d’ulivo per ogni componente della famiglia.
Ma a cosa servono poi questi mazzi, dopo essere stati benedetti? La tradizione popolare ne riporta tantissimi usi. Quello più comune è bruciare i rametti quando si avvicina un temporale che minaccia di rovinare il raccolto o usarli come incenso per benedire la casa e la stalla in particolari occasioni.
Secondo un’altra tradizione, i rametti vanno infilati agli angoli dei campi, sempre per proteggere il raccolto, in soffitta o negli angoli della casa, a protezione dei suoi abitanti. In alcune regioni, con i rametti e addirittura con le singole foglie vengono formati dei piccoli crocifissi da utilizzare ovunque sia necessaria la protezione o benedizione divina.
Dopo la messa della Domenica delle Palme, secondo la tradizione bisogna correre immediatamente a casa e fare tre volte il giro dell’abitazione con in mano la butara. Nei paesi i ragazzi facevano a gara a chi arrivava per primo a casa: secondo la credenza, infatti, chi rincasava per primo garantiva alla famiglia il raccolto più ricco e maggior prosperità.
E in città? Le butare di Ljubljana
Tutte le usanze descritte sopra sono evidentemente legate alla civiltà contadina e alla vita in campagna. Ma nelle città? La tradizione più famosa non poteva che essere legata alla capitale, Ljubljana. Qui le butare sono più piccole: i cittadini, non avendo campi e stalle da benedire, non avevano bisogno di grandi mazzi intrecciati di lunghi rami, ma bastava un mazzetto più piccolo, da tenere in casa in bella vista.
E l’aspetto estetico è un fattore importantissimo nelle butare di Ljubljana, che sono intrecciate graziosamente con rametti di bosso o cipresso, ma ciò che le caratterizza di più sono i trucioli colorati e abilmente ripiegati a formare dei piccoli triangoli. Pare che sia stato un calzolaio a inventare questo nuovo tipo di decorazione: padre di dodici figli, pensò di utilizzare i resti della lavorazione degli zoccoli per guadagnare qualche soldo in più per sfamare la famiglia.
Oggi le butare sono diventate anche un popolare souvenir per turisti e la settimana prima della Domenica delle Palme la piazza dietro al duomo di Ljubljana pullula di questi mazzetti colorati, alcuni fatti esclusivamente di trucioli, che fanno bella mostra di sé sulle bancarelle.
Foto di copertina di Tamara Jare; le altre foto sono tratte dal libro di Damjan J. Ovsec “Praznovanje pomladi in Velike noči”.
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