Per noi goriziani il Collio è un luogo magico, sinonimo di buon vino, innanzi tutto, ma ovviamente anche di paesaggi idilliaci, in mezzo alle colline tra vigneti e ciliegi, dominato e protetto dal monte Sabotino. Ma il Collio ha una parte forse un po’ meno nota a noi italiani, che è il suo lato sloveno, chiamato Brda, dove il paesaggio è il medesimo della parte italiana e non mancano piccoli grandi tesori, spesso ben nascosti.
Oggi andiamo a fare un giro virtuale di tre paesi del Collio sloveno: Biljana, con la sua grande e antica parrocchiale, Šmartno, probabilmente il più celebre e pittoresco tra i paesini del Brda, e Kojsko, a pochi chilometri dal confine italiano di San Floriano/Števerjan.
Biljana
Si trattta della più antica parrocchia di Brda, forse una volta facente parte della parrocchia di Brazzano. La bella chiesa, simbolo del paese, è posta sul punto più alto della collina ed è nominata per la prima volta nel 1233 e quindi nel 1405 come chiesa di San Michele.
La parrocchia è fortemente legata alla famiglia degli Orzon, che donarono la chiesa (si può vedere il loro stemma nella chiave di volta del presbiterio). Nel XVIII secolo è stata barochizzata, con l’aggiunta di una cappella laterale e nuovi altari. La facciata è stata quindi rifatta in stile neorinascimentale.
La parrocchia di Biljana è uno degli esempi più fini di architettura gotica nel goriziano, sul modello della chiesa di San Giovanni Battista a San Giovanni in Tuba (dove sgorga il Timavo). Autore della chiesa è il cosidetto “maestro di Kranj”, Magister de Crainburg: nel presbiterio troviamo dei segni incisi nella pietra che sono la sua “firma”.
La parte più vecchia della chiesa come la vediamo oggi è il suo presbiterio gotico: in una delle chiavi di volta dove si uniscono le costolature si legge la data 1534 (del 2010 l’ultimo restauro). All’interno di possono ammirare statue di vari periodi, dal ‘500 al ‘600-‘700. La più importante rappresenta la Risurrezione di Cristo, del 1525, opera della scuola sud-tirolese.
Nella navata sono stati recentemente ritrovati resti degli affreschi del XIV secolo dietro all’altare barocco di Santa Caterina. Gli affreschi dietro l’altare laterale dimostrano che la chiesa originale era grande come l’attuale e che quindi, per l’epoca, era decisamente più grande rispetto alle altre chiese della zona, a dimostrazione dell’importanza primaria della chiesa parrocchiale di Biljana.
Sono presenti affreschi di Clemente del Neri, datati 1905, artista molto attivo nell’area isontina. Nella cappella di destra di può notare la tela di un pittore amatoriale, Avgust Schlegl, dove sono ritratti i santi Cirillo e Metodio con la scritta “vu načale be slovo” – “all’inizio era il Verbo” in antico slavo ecclesiastico.

Il campanile originariamente era in stile tipico del Collio, merlato, come tante altre chiese della zona. Nel 1895 è però stato eratto il nuovo campanile, di tipo aquileiese, dal muratore di Kozana, Valentin Vuga. Le case intorno alla chiesa, attualmente in stato più o meno d’abbandono, erano presumibilmente le abitazioni dei cappellani che avevano cura della popolazione di Brda.
Šmartno
Že stara, s slavo venčana trdnjava – stoji kot orlov gnezdo v srcu Brd – vmes smokev, breskev, oljk in črnih trt
Antica fortezza, di fama incoronata, come un nido d’aquila sta nel cuore del Collio, tra fichi, peschi, ulivi e nere viti.

Il paese di Šmartno (San Martino di Quisca, in italiano) si trova proprio nel centro geografico del Collio. Il poeta Alojz Gradnik paragona il borgo ad un nido d’ aquila da dove lo sguardo può abbracciare tutta la zona circostante, che va dal monte Nanos ad est alle Alpi Carniche a nord-est e a tutta la Pianura Friulana fino al mare Adriatico.
Già insediamento in epoca romana, le parti più antiche dell’abitato tutt’oggi ben conservate risalgono al XIV sec. Non esistono fonti rilevanti sull’origine delle sue mura di cinta (6 torrioni – turni), si ritiene però che siano state costruite all’epoca delle guerre tra gli Asburgo ed i Veneziani fra il 1507 ed il 1519.
Una volta avevano qui i loro possedimenti i conti di Gorizia. Alla morte dell’ultimo conte il Goriziano divenne possedimento dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, che ereditò queste terre in cambio dell’appoggio militare contro i Veneziani. Šmartno divenne allora un importantissimo punto strategico sul confine tra l’Austria e Venezia facendo parte della catena delle fortificazioni Števerjan – Kojsko – Šmartno – Vipolže.
I Veneziani che tentarono di occupare il Collio ben due volte, furono sconfitti in tutte e due le guerre. Le sue fortificazioni servirono da riparo anche all’epoca delle incursioni turche. Ebbe inoltre la funzione di una fortezza di confine ancora nel XVI secolo e fino alla metà del XVII secolo, quando finalmente la minaccia di Venezia terminò.

Le case nel centro vero e proprio sono collocate concentricamente intorno alla chiesa di San Martino. Il santo della chiesa parrocchiale più grande del Collio ha anche dato il nome al paese: San Martino – Šmartno. Un torrione di difesa della fortezza oggi funge da campanile dell’imponente chiesa barocca.
Nellle case di Šmartno troviamo elementi architettonici tipici del XV e XVI. sec. quali gase (viuzze strette), ganjki (balconi), žbatafurji (scuri), e planete dipinte (tavelle sotto le tegole). Tra le case di Šmartno si può visitare la cosiddetta Briška hiša, detta anche Casa gotica per l’interessante portale gotico in pietra che ci conduce oggi nella cantina.
Nel XVIII secolo e poi nei primi decenni del XIX secolo, la casa è stata rinnovata e in parte le sono stati annessi nuovi fabbricati. Al primo piano si può ammirare il caratteristico gank (un ballatoio coperto sulla facciata e costruito interamente in legno), e le planete dipinte (tavelle del tetto sopra le quali vengono messe le tegole).
Il locale d’abitazione del piano superiore, a cui si accedeva attraverso l’entrata era diviso in una cucina, una camera detta m’zat e la soffitta. L’arredamento della casa gotica unisce elementi delle case tipiche del Collio e la cultura popolare della zona di Brda e rappresenta cosi una testimonianza viva che ci porta all’epoca delle radici di questa zona.
L’odierna chiesa parrocchiale sta nello stesso punto dove fu edificata la prima chiesa XIV sec. Fortemente danneggiata durante la I Guerra Mondiale, fu ristrutturata nel 1921 con una facciata neorinascimentale.
All’interno troviamo gli affreschi del pittore e scultore sloveno Tone Kralj datati 1960. La sua pittura si ispira alle tradizioni popolari slovene, alle leggende, alla vita rurale, prediligendo linee semplici e chiare. Fu molto attivo nel Litorale sloveno, anche per preservare e rafforzare l’identità nazionale slovena di luoghi che dal 1918 erano passati all’Italia, per dare coraggio durante la repressione del ventennio fascista e tra le due guerre mondiali.

Slovely.eu ha realizzato una galleria fotografica con foto notturne di Šmartno. La trovate cliccando QUI.
Kojsko
Nominato la prima volta nel 1086, in un documento in cui il conte di Gorizia Enrico assegna il paese all’abbazia di Rosazzo, Kojsko era un paese ricco di elementi architettonici di pregio. Vi sorgeva il castello dei Conti Coronini (costruito nel 1594), che era sede del potere giudiziario nel Collio (oggi sono rimaste solo alcune lastre tombali con lo stemma dei Coronini).
Vi erano inoltre 3 chiese ed 1 cappella. Nel centro del paese originariamente sorgeva la chiesa gotica di Santa Maria Assunta (1490), di cui oggi è rimasto solo il presbiterio e una parte di navata – il tutto inglobato nella nuova chiesa barocca. Era il centro culturale ed economico più importante di Brda. Fino alla I Guerra Mondiale, davanti all’entrata del paese, si trovata un portale che la notte veniva chiuso e custodito da guardiani notturni.
Sopra il paese di Kojsko si erge un colle alto 290 m con la chiesetta chiamata Sv. Križ na Taboru. Il Tabor in sloveno significa una fortificazione: eretta all’epoca delle incursioni dei turchi nel XVI. sec., aveva originariamente 4 torrioni, di cui si è conservato solo uno. Il campanile merlato era originariamente una torre per scopi difensivi.
Da questo colle durante la I Guerra Mondiale il re d’Italia Vittorio Emanuele III osservava il fronte sull’Isonzo e le postazioni sul Sabotino. Vi era anche una lastra commemorativa ad indicare il punto esatto da dove il re osservava il vicino settore del Fronte dell’Isonzo, attualmente custodita presso il museo del Goriziano (Goriški muzej).

La chiesa fu costruita nel 1500 circa come luogo di pellegrinaggio. Qui venivano fedeli dal Goriziano, dal Friuli, dalla valle del Vipacco e dell’Isonzo ma anche dalla Carinzia. Ancora oggi, in occasione della festa dell’Ascensione, si organizza una processione e nei tabernacoli della via crucis vengono messi i dipinti custoditi durante l’anno in un magazzino.
La chiesa è stata rimaneggiata nei secoli, ma recenti lavori di restauro l’hanno riportata alla sua originaria forma gotica con l’entrata a baldacchino. Gli affreschi sono della seconda metà del XVII secolo, come anche i due altari barocchi laterali. Negli affreschi gli angeli tengono in mano oggetti legati alla crocefissione.
Il pezzo forte di questa piccola chiesa è senz’altro l’altare centrale del 1515, uno dei più antichi e preziosi altari barocchi in Slovenia. Fu restaurato 2 volte, durante la I Guerra Mondiale fu smontato e trasportato a Firenze; è stato anche portato a Parigi per una mostra.
Purtroppo nel 1987 dei ladri hanno trafugato alcune statuette dell’altare. Le due pale ai lati dell’altare – più antiche e di fattura meno fine, erano un tempo unite all’altare, ma furono poi tolte dai restauratori in quanto non facenti parte dell’altare originale.

Quando le sue pale sono chiuse, sull’Altare sono raffigurati Gesù con gli 11 apostoli (manca Giuda). Nella scena centrale è rappresentata la crocefissione: sulla parte superiore è il cielo, in quella inferiore la terra, a sinistra i personaggi buoni (la Madonna, Maddalena) ed a destra i cattivi, overo i romani, raffigurati però con un turbante di evidente ispirazione turca!
Aprendo le pale dell’altare possiamo ammirare la storia della Santa Croce: Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino (III sec.), convertita al cristianesimo, va a Gerusalemme a cercare la Croce. Salita sul Golgota per purificare quel sacro luogo dagli edifici pagani fatti costruire dai romani, scoprì la vera Croce di Cristo, perché il cadavere di un uomo messo a giacere su di essa ritornò miracolosamente in vita.
La bella chiesa, uno dei tesori più belli e più difficili da vedere del Collio sloveno, è infatti solitamente chiusa. Per poterla visitare bisogna chiedere in parrocchia o ancora meglio contattare il gentilissimo signor Miloš, che abita di fronte alla scuola ed ha le chiavi della chiesa. Parla un buon italiano ed è sicuramente la miglior guida che si possa trovare a Kojsko!
Mappa della zona
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Come arrivare
Da Gorizia si segue per San Floriano del Collio e da lì si entra subito in Slovenia. Dopo pochi km si arriva a Kojsko e da lì si prosegue sempre lungo la strada principale trovando le brevissime deviazioni per Biljana e Šmartno.
Da Udine si entra in Slovenia presso il valico di Vencò. Da lì si prosegue per Dobrovo da dove si svolta a sinistra alla rotonda e si sale fino a Šmartno.
Vinjeta
Per arrivare in Brda dall’Italia non si passa da nessuna autostrada, pertanto non è necessaria la vinjeta autostradale.
Spesso vado a visitare il Brda,è un posto incantevole in tutte le stagioni dell’anno e in particolare in autunno con i suoi colori pittorici.I suoi paesetti sono molto carini e ordinati e la gente del posto accogliente e affabile,e mi fa sentire come a casa mia.
Vero Orazio, Brda ha davvero tantissimo da offrire al visitatore che vi si avvicina con cuore e occhi aperti.
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